E’ lecito, o no, pagare il
tributo a Cesare?
Domenica XXIX DEL TEMPO ORDINARIO: 19 OTTOBRE 2014
Dal Vangelo secondo Matteo
22,15-22
Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per
vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli
Erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di
Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in
faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il
tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti,
perché volete mettermi alla prova?
Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli
presentarono un denaro.
Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di
chi sono?».
Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete
dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se
ne andarono.
PAROLA DEL SIGNORE!
Enzo: L’avvenimento appena letto è la seconda di cinque narrazioni
di controversie narrate dagli evangelisti. Tutte narrate da Marco e riprese poi
da Matteo e Luca.
La prima riguardava l’autorità di Gesù: si contesta a Gesù
il potere di rimettere i peccati (Mc
2,1-12), “solo Dio può rimettere i peccati”.
La seconda , a pranzo da Levi: Gesù mangia con i peccatori
(Mc 2,13-17)
La terza: Gesù difende i suoi discepoli accusati di non
osservare la pratica del digiuno (Mc 2,18-22)
La quarta (Mc2,23-28) in cui Gesù difende ancora i suoi
discepoli accusati di raccogliere le spighe di sabato
Nella quinta controversia Gesù prende l’iniziativa di
guarire in giorno di sabato (Mc 3, 1-6)
Come vediamo Gesù è accusato di non essere un ebreo
religioso che osserva la legge di Mosè, un peccatore, un sovvertitore, un
bestemmiatore…
Nel racconto di oggi i farisei non sono presenti, mandano
dei loro discepoli accompagnati da alcuni Erodiani, fazione religiosa
filogovernativa, giudei simpatizzanti di Erode.
Il tema è scottante, politico: “è lecito, o no, pagare il
tributo a Cesare?”.
Al tempo di Gesù la Palestina era diventata quasi da 100
anni una provincia dell'impero romano e si parlava spesso di una questione
cruciale: "E' lecito o no pagare il tributo a Cesare", un nemico del
popolo di Dio?
Non tutti la pensavano allo stesso modo:
sadducei ed erodiani, simpatizzavano per i Romani ed erano favorevoli a pagare
le tasse. Al contrario degli zeloti che addirittura predicavano la rivoluzione
armata. Infine i farisei, ostili ai Romani, facevano però buon viso a cattivo
gioco e pagavano le tasse per evitare il peggio. Da che parte starà Gesù?
Abbiamo ascoltato le parole faziose, maliziose dei discepoli
dei farisei… Ma Gesù dà una lezione che
lascia meravigliati i suoi interlocutori. “A queste parole rimasero
meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono”.
Questa presa di posizione di Gesù contribuì ad orientare le
prime comunità cristiane al rifiuto di posizioni anarchiche (Rm 13,7; 1 Pt 2, 13-14) e alla denuncia
del potere divinizzato, per amore di Dio, unico Signore e giudice.
Rom.13, 3-7: “I governanti infatti non sono da temere quando
si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’
il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma
se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è
infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è
necessario stare sottomessi,
non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di
coscienza.
Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che
svolgono questo compito sono a servizio
di Dio.
Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le
tasse, date le tasse; a chi l’imposta l’imposta; a chi il timore il timore; a
chi il rispetto il rispetto”.
1 Pt
13-17
“Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del
Signore: sia al re come sovrano,
sia ai governatori come inviati da lui per punire i
malfattori e premiare quelli che fanno
il bene.
Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene,
voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi,
servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come
servi di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re”.
Questa posizione di Gesù ci orienta ancora oggi per ragione
del bene da fare e il male da evitare, di dare ad ogni istituzione ciò che gli
è dovuto, ad ogni fratello il rispetto e l’amore, a noi stessi una coscienza
timorosa di Dio.
Viene da pensare al marciume dei tanti che governano, che
evadono le tasse, che rubano il tesoro del popolo: non tocca a noi giudicare,
ma a Dio. L’apostolo Giovanni così descrive la loro sorte paragonandoli alla
Babilonia la grande, la Gerusalemme che uccide i profeti:
Ap 18, 9-10:
“I re della terra, che con essa si sono prostituiti e hanno
vissuto nel lusso, piangeranno e si lamenteranno a causa sua, quando vedranno
il fumo del suo incendio, tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti, e
diranno:
«Guai, guai, città immensa,
Babilonia, città possente;
in un’ora sola è giunta la tua condanna!».
«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio
quello che è di Dio».
Tertulliano scrive: «Quali saranno le cose di Dio che siano
simili al denaro di Cesare? Si intende l'immagine e la somiglianza con lui.
Egli comanda quindi di rendere l'uomo al creatore, nella cui immagine e nella
cui somiglianza era stato effigiato» (Contro
Marcione IV, 38,1).
Così san Lorenzo da Brindisi, sacerdote 1559-1619, dalle “Omelie”
“A Cesare dobbiamo dare la moneta che porta l'immagine e
l'iscrizione di lui, a Dio invece ciò su cui è impressa l'immagine e la
somiglianza divina: «Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto (Sal
4,7).
Tu,o cristiano, sei uomo: sei dunque moneta del tesoro divino, sei
il danaro che porta impressa l'immagine e l'iscrizione del re divino. Con
Cristo io ti chiedo: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?» (Mt 22, 20) Tu dici: di-Dio. Osservo: e perché non dai a Dio ciò che è suo? Se vogliamo essere
immagine di Dio, dobbiamo essere simili a Cristo, perché egli è l'immagine
della bontà di Dio e forma della sua sostanza…
…Chi pertanto nella vita, nei costumi e nelle virtù è simile e
conforme a Cristo, manifesta davvero l'immagine di Dio: e il pieno splendore di
questa divina immagine consiste in una perfetta giustizia:
Rendiamo a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di
Dio, la sua immagine e somiglianza che
ha impresso nei nostri cuori fin dalla
creazione..
Mariella: L'inganno che farisei ed erodiani tendono a
Gesù è di quelli molto sottili
sulle prime lo elogiano, poi gli tendono un tranello per
farlo cadere.
Infatti, se egli avesse dato una risposta affermativa,
sarebbe stato bollato come cattivo patriota. Se invece avesse dato risposta
negativa, lo avrebbero denunciato alle autorità romane come agitatore politico,
avendo così un valido appiglio per farlo condannare.
Era un dilemma dal quale sembrava non esserci scampo. Ma per
Gesù si tramuta in occasione. buona per impartire una lezione di comportamento
sia civile che religioso, valido allora quanto mai ora.
Egli con intelligenza chiede di mostrargli la moneta del
tributo. Gli presentano un denaro, moneta d'argento molto diffusa al tempo di
Tiberio, che recava l'iscrizione: "Tiberio Cesare, figlio del divino
Augusto, pontefice massimo" Farisei
ed erodiani posseggono le monete che mostrano a Gesù;dunque è evidente che,
aldilà della loro posizione verso gli occupanti, si servono degli strumenti e
delle strutture economiche romane per i loro affari e commerci.
Per questo Gesù risponde: "Rendete dunque a Cesare
quello che è di Cesare".
Senza con ciò legittimare il potere di Roma, Gesù si limita
ad una constatazione di fatto: l'imperatore esercita un governo e un'amministrazione
e dunque è leale pagare i tributi.
Ma ciò che sorprende di più i suoi interlocutori è la
seconda parte della risposta, con la quale afferma: “rendete a Dio quel che è
di Dio”.
Egli non prende una delle due posizioni come volevano i suoi
avversari, ma da un lato riconosce l'autonomia della sfera politica, civile ed
amministrativa, dall'altro ne delimita chiaramente i confini.
Fatte queste premesse di ordine storico, a questo punto dobbiamo
fare due considerazioni.
La prima è che la sfera politico – civile non può essere
superiore a quella religiosa, ossia lo stato non può imporre leggi che vadano
contro la legge morale data da Dio, Dio è l’Assoluto per eccellenza, tutto
viene dopo di Lui ed in funzione di Lui.
La seconda è questa:
riconoscere Dio come "Assoluto" non significa diminuire i
doveri verso lo stato: se mai il contrario, i credenti devono essere anche
cittadini esemplari, rispettando le leggi; quindi, per stare all'argomento
della controversia evangelica, "pagare le tasse" non è solo dovere
civico, ma anche morale e religioso.
Perciò non è ammissibile l’evasione fiscale, così come non è
ammissibile sottopagare il lavoro altrui, distruggere, il bene comune, inquinare
il pianeta e via dicendo. Se si vuole essere buoni cristiani si deve tener
conto dei doveri civili che regolano la civile convivenza fra i fratelli.
A Dio quel che è di Dio, ma tutto proviene da Dio, per
questo tutto merita rispetto assoluto e condivisione perfetta, a Lui dovremo
rendere conto di come avremo amministrato i beni che ci son stati affidati.
Vorrei concludere con un brano tratto da un commento di
Padre Augusto Drago che trovo bellissimo
Svegliati tu che dormi! Svegliati cristiano che ti sei
fatto assorbire dalla mentalità di questo secolo: dai gloria a Dio nel tuo
impegno temporale, e santificherai con il tuo lavoro la storia e la dignità
oltre che la qualità della vita!
Dare a Dio quel che è di Dio adesso ci appare chiaro!
Dio ci ha dato tutto e noi siamo chiamati a dare a Dio
"Tutto".
Il tutto del nostro lavoro, il tutto dei nostri impegni
nel mondo, il tutto della nostra professionalità, il tutto delle nostre
qualità. Che significa tutto questo? Solo una cosa: mettere a disposizione del
bene del mondo quello che Dio ci ha donato.
Allora anche noi potremo cantare il Grande Hallel:
Lui solo ha compiuto grandi meraviglie,
perché eterna è la sua misericordia!
Lui solo ha creato il cielo e la terra,
perché eterna è la sua misericordia,
e così via, fino ad arrivare all'ultimo stadio del riconoscimento dato a Lui:
Egli dona il cibo ad ogni vivente, perché eterna è la sua misericordia.
Rendete grazie al Dio del cielo e della terra, perché grande è la sua misericordia.
e così via, fino ad arrivare all'ultimo stadio del riconoscimento dato a Lui:
Egli dona il cibo ad ogni vivente, perché eterna è la sua misericordia.
Rendete grazie al Dio del cielo e della terra, perché grande è la sua misericordia.
La misericordia diventa il canto di danza che, ritmando i legittimi desideri dell'uomo verso la propria dignità e la propria vita, rendono tutto il mondo, tutta la creazione, tutta la storia, tutto il vivere umano, un meraviglioso canto di Misericordia
Date a Dio quel che è di Dio! Nulla di nostro riteniamo
per noi!
Enzo: Vorrei
aggiungere ancora una idea che mi sembra importante per la vita di ogni
cristiano.
E' vero che dobbiamo ubbidire, osservare le leggi etc. ma è
altrettanto vero che potremmo cambiare in meglio le leggi se ci impegnassimo di
più anche nella politica. Considero un atto di omissione non farlo, e disinteressarsi
completamente è qualcosa che grida a Dio per il sangue sofferente di tanti
innocenti, dei poveri, dei perseguitati…
Non possiamo difendere il Vangelo se poi non imitiamo nelle
parole e nei fatti l'operato del Maestro.
In questo modo diventiamo testimoni di noi stessi, del
nostro quieto vivere ma non testimoni credibili che non danno né a Cesare né a
Dio. Cesare va aiutato, Dio vuole che manteniamo in noi la sua immagine
immacolata e divina.
Mariella: ogni
peccato di omissione provoca intorno a noi dolore e pianto, di questo dovremmo
essere più consapevoli!
Enzo: Se fossimo più consapevoli del dono ricevuto,
saremmo anche solo cristiani modesti, ma cristiani; poveri ma cristiani.
Dio non vuole strangolarci, ma vuole che se modesti facciamo
cose modeste, se dotati cose dotate.
Capiamo tutti questo? Se sì, alziamoci e andiamo a salvare
il mondo. Diamo a Dio quello che è di Dio, dando a Cesare quello che è di
Cesare.
Avviso: sulla pagina di Padre Augusto potetre trovare un suo commento al Vangelo di domenica.
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