Ella diede alla luce un figlio ed egli lo
chiamò Gesù.
Quarta Domenica d’avvento: 22 Dicembre 2013
Dal vangelo
secondo Matteo, 1,18-25
Così fu generato Gesù
Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che
andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe
suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla
pubblicamente, pensò di
ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando
queste cose, ecco, gli
apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti
il bambino che è
generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un
figlio e tu lo
chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto
perché si compisse ciò che era stato detto dal
Signore per mezzo del
profeta:
Ecco, la vergine
concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome
di Emmanuele,
che significa Dio con
noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli
aveva ordinato l’angelo
del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la
conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo
chiamò Gesù.
Parola del Signore!"
|
Enzo: Nei versetti precedenti l’evangelista Matteo ha indicato
l’origine umana di Gesù con l’elenco degli antenati, adesso ne afferma quella
soprannaturale. Dio dà inizio a un nuovo corso della storia con un atto che
trascende l’ordine naturale. Maria concepisce il figlio per opera dello Spirito
Santo. Giuseppe assume un ruolo importante perché conferisce a Gesù la
paternità legale, inserendolo nella stirpe di Davide, un requisito essenziale
per il Messia. La discendenza davidica, situata nel tempo, è superata
dall’origine divina del Messia il cui Regno non sarà temporale perché la sua
regalità durerà sino alla fine del mondo, come i profeti avevano annunciato.
Il brano di Vangelo
che abbiamo appena letto ci presenta due personaggi, i più vicini alla
nascita del Messia: Maria e Giuseppe. Il
racconto e le modalità dell’evento ci sono noti. Ci soffermeremo pertanto a
riflettere sui personaggi, scelti da Dio, che si prenderanno cura del nascituro
Messia, personaggi che raramente vengono letti nella loro vita personale e di
coppia, vita completamente vissuta nell’obbedienza e nell’amore.
Maria e Giuseppe si preparano a vivere un mistero grande,
che sicuramente non capiscono ma accettano sapendo che quel mistero viene da
Dio. Mistero e trepidazione, gioia e timore preparano la nascita di un Bambino
che da grande farà la rivoluzione più grande della storia.
Forse nemmeno oggi il mondo capisce questo mistero che ogni
anno si rinnova e festeggiamo: Mi piacerebbe che nella notte santa cessassero i
rumori pagani e subentrasse in tutte le case, in tutte le chiese un silenzio
che adora e riflette o come dice Papa Francesco:”contemplare la visita di Dio
al suo popolo”.
E ora do' la parola
ad un nostro carissimo e molto stimato conoscente Padre Augusto Drago
Commento di Padre Augusto
Drago
1 - Il Silenzio di Maria.
Stupisce molto, in chi legge questo brano, il silenzio di Maria. Ella avrebbe potuto confidarsi con il suo promesso sposo Giuseppe, su quanto Dio aveva operato in Lei, per opera dello Spirito Santo. Ha rischiato grosso, Maria! Giuseppe, vedendola già incinta, avrebbe potuto accusarla ed essere così poi esposta alla lapidazione per adulterio.
Infatti la promessa di matrimonio aveva, nell'antico Israele, la stessa valenza giuridica del matrimonio vero e proprio.
Sì, certo ha rischiato molto Maria. Ma la sua è stata fede ad altissima definizione.
Ecco il suo pensiero, così come lo immagina sant'Efrem Siro: Maria pensa: "Il segreto di Dio appartiene a Dio. Ciò che Egli ha fatto in me appartiene a Lui ed a Lui soltanto. Non tocca a me rivelarlo ad alcuno, nemmeno al mio promesso sposo! Penserà Dio: io mi affido alle sue mani". Questo, press'a poco deve essere stato il pensiero di Maria. Grandi cose il Signore aveva operato in Lei!
Ma è bene custodire nel silenzio il segreto del Re, come si legge nel libro di Tobia.
E questo Maria compie! Un atto di fede e di fiducia, dicevamo, ad altissima definizione!
…Maria ci insegna a saper imparare il silenzio interiore, questo immenso serbatoio dei segreti di Dio e dell'uomo, al quale Dio stesso consegna i suoi disegni e i suoi progetti!
Impariamo anche noi fratelli e sorelle il silenzio: esso è l'unica parola vera che il cuore sa pronunciare davanti allo stupore delle Meraviglie di Dio. Di quanto frastuono, di quante parole, spesso inutili, di quanto linguaggio non vero perché non viene dal cuore, è intessuta la nostra esistenza. Siamo circondati da tanto frastuono e tanto ne facciamo noi stessi, che le orecchie del cuore non odono più la voce dolce, pacata e leggera come la brezza del vento, della Parola di Dio. Riflettiamo su questo punto, giunti quasi alla vigilia di un grande evento, quale la solennità del santo Natale del Signore! Il mondo, il nostro cuore ha bisogno di recuperare il silenzio interiore, il solo spazio dove può risuonare la Parola del Signore.
2.- La fede di Giuseppe: ricerca e lotta.
Molte persone dicono che Dio non parla mai!
Egli parla normalmente attraverso il Vangelo, la meditazione ed il silenzio. Ma poiché spesso non facciamo niente di tutto questo, non riusciamo ad udire la sua Voce. Il Signore parla anche attraverso i fatti, le situazioni, gli incontri: ma poiché non abbiamo occhi per vedere la realtà dal di dentro, non percepiamo ciò che il Signore vuole insegnarci. Il Signore parla anche dentro di noi.
Lo fa attraverso le domande più profonde che abbiamo nel cuore, i desideri più veri, i sogni più grandi. Dobbiamo però avere occhi interiori attenti, raffinare la nostra sensibilità, purificare il nostro cuore. Infatti Dio ci parla in tutti i modi possibili ed in ogni momento.
Occorre sempre, però, essere persone in ricerca, attente, vigili....oranti.
Noi spesso pensiamo al rapporto con Dio, come se si trattasse di un'intimità confortevole. Invece essa è spesso accompagnata da molta fatica e da un clima serio di lotta. Lotta con se stessi, con la propria carne, con le proprie passioni.... Giuseppe fece la sua lotta: contro il dubbio. l'angoscia, la sofferenza interiore. Era un uomo giusto!
Non voleva fare del male a nessuno. Per questo non volle accusare pubblicamente Maria. Anche lui uomo del silenzio. Intuisce un mistero che però non comprende. Ma mette a tacere ogni pensiero negativo. Fa il suo buon combattimento spirituale.
Comprendiamo dal suo esempio che la fede non è un comodo rifugio per anime deboli, ma un'avventura per gente forte e coraggiosa.
Infatti i più grandi mistici della storia della spiritualità cristiana hanno sempre vissuto quella che è stata ben definita, a partire da san Giovanni della Croce, la "notte oscura". Periodi, anche lunghi, di tentazioni e di aridità, ma anche di purificazione e di crescita! Giuseppe era assillato da un conflitto tra cuore e ragione, tra amore per la sua donna e giustizia.
Un'angoscia interiore così grave che tormenta pure le sue notti. Attraverso i sogni Giuseppe percepisce il messaggio di Dio ed inizia a vedere la propria storia con gli occhi di Dio stesso. Comprende la sua chiamata: quella di dare un nome ed una discendenza al Figlio di Dio, nato da Maria sua promessa sposa! Il rischio della libertà. Giuseppe è il modello dell'autentico credente. E' colui che più di tutti si fida! La sua fiducia si fonda sul messaggio misterioso ma reale di Dio, ricevuto nel sogno e nelle promesse.
Giuseppe testimonia che la vita va affrontata come pellegrinaggio e non come un vagabondaggio. Essa deve avere una meta precisa ed un senso che solo il Signore sa dare!
Per Giuseppe il culmine della maturità si ha nella sua obbedienza immediata a Dio. Mette tutto da parte, in secondo piano: i suoi pensieri, i suoi ragionamenti, i suoi diritti, solo Dio adesso conta e solo Lui!
La maturità di un uomo si misura dunque dalla sua capacità di obbedire a Dio. Non si tratta di creduloneria o semplificazione, ma di robusta capacità di giudicare la fede come corrispondente a ciò che il cuore desidera.
La ragione, lasciata a se stessa, scrive il Santo Padre Benedetto XVI, conduce all'opinione, che può prendere la forma di una resistenza alla verità.
L'obbedienza conduce invece alla Verità.
Giuseppe questa sera ci educa ad essere "giusti", cioè a fidarsi di Dio, a non giudicare secondo le apparenze, a non perseguire la smania dell'apparire e dello stupire a tutti i costi. Insomma ci insegna ad essere attenti alla Voce del Signore: in essa è la nostra vera libertà. Non c'è uomo più libero di chi ha imparato ad obbedire!
Che ve ne pare?
Egli parla normalmente attraverso il Vangelo, la meditazione ed il silenzio. Ma poiché spesso non facciamo niente di tutto questo, non riusciamo ad udire la sua Voce. Il Signore parla anche attraverso i fatti, le situazioni, gli incontri: ma poiché non abbiamo occhi per vedere la realtà dal di dentro, non percepiamo ciò che il Signore vuole insegnarci. Il Signore parla anche dentro di noi.
Lo fa attraverso le domande più profonde che abbiamo nel cuore, i desideri più veri, i sogni più grandi. Dobbiamo però avere occhi interiori attenti, raffinare la nostra sensibilità, purificare il nostro cuore. Infatti Dio ci parla in tutti i modi possibili ed in ogni momento.
Occorre sempre, però, essere persone in ricerca, attente, vigili....oranti.
Noi spesso pensiamo al rapporto con Dio, come se si trattasse di un'intimità confortevole. Invece essa è spesso accompagnata da molta fatica e da un clima serio di lotta. Lotta con se stessi, con la propria carne, con le proprie passioni.... Giuseppe fece la sua lotta: contro il dubbio. l'angoscia, la sofferenza interiore. Era un uomo giusto!
Non voleva fare del male a nessuno. Per questo non volle accusare pubblicamente Maria. Anche lui uomo del silenzio. Intuisce un mistero che però non comprende. Ma mette a tacere ogni pensiero negativo. Fa il suo buon combattimento spirituale.
Comprendiamo dal suo esempio che la fede non è un comodo rifugio per anime deboli, ma un'avventura per gente forte e coraggiosa.
Infatti i più grandi mistici della storia della spiritualità cristiana hanno sempre vissuto quella che è stata ben definita, a partire da san Giovanni della Croce, la "notte oscura". Periodi, anche lunghi, di tentazioni e di aridità, ma anche di purificazione e di crescita! Giuseppe era assillato da un conflitto tra cuore e ragione, tra amore per la sua donna e giustizia.
Un'angoscia interiore così grave che tormenta pure le sue notti. Attraverso i sogni Giuseppe percepisce il messaggio di Dio ed inizia a vedere la propria storia con gli occhi di Dio stesso. Comprende la sua chiamata: quella di dare un nome ed una discendenza al Figlio di Dio, nato da Maria sua promessa sposa! Il rischio della libertà. Giuseppe è il modello dell'autentico credente. E' colui che più di tutti si fida! La sua fiducia si fonda sul messaggio misterioso ma reale di Dio, ricevuto nel sogno e nelle promesse.
Giuseppe testimonia che la vita va affrontata come pellegrinaggio e non come un vagabondaggio. Essa deve avere una meta precisa ed un senso che solo il Signore sa dare!
Per Giuseppe il culmine della maturità si ha nella sua obbedienza immediata a Dio. Mette tutto da parte, in secondo piano: i suoi pensieri, i suoi ragionamenti, i suoi diritti, solo Dio adesso conta e solo Lui!
La maturità di un uomo si misura dunque dalla sua capacità di obbedire a Dio. Non si tratta di creduloneria o semplificazione, ma di robusta capacità di giudicare la fede come corrispondente a ciò che il cuore desidera.
La ragione, lasciata a se stessa, scrive il Santo Padre Benedetto XVI, conduce all'opinione, che può prendere la forma di una resistenza alla verità.
L'obbedienza conduce invece alla Verità.
Giuseppe questa sera ci educa ad essere "giusti", cioè a fidarsi di Dio, a non giudicare secondo le apparenze, a non perseguire la smania dell'apparire e dello stupire a tutti i costi. Insomma ci insegna ad essere attenti alla Voce del Signore: in essa è la nostra vera libertà. Non c'è uomo più libero di chi ha imparato ad obbedire!
Che ve ne pare?
Enzo: A me, pare che ne abbiamo per tutta la settimana…. A
voi la parola!
Giuseppe. Mentre Enzo scriveva, anch'io, leggevo e
scrivevo, prendevo appunti, ero immerso totalmente nelle parole del nostro caro
Padre Augusto.
Così eccovi ora un piccolissimo pensiero mio, se avrete la
bontà di accoglierlo:
Riflettere sul
silenzio di Maria: riflettere sul valore di ogni silenziosa Maria dei nostri
tempi, riflettere sulla contemplazione.
Ogni volta che una donna attende un bambino è davvero un
miracolo, il miracolo che Dio ci pone davanti per ricordarci che è Lui, che lo
ha fatto per noi prima.
Continuare l’opera, il miracolo. A questo siamo chiamati,
siamo destinati: amare ed essere amati, nel silenzio del corpo che si china sul
bimbo e che non dice nulla dicendo però tutto a chi sa ascoltare.
Due occhi ti guardano: chi sei? E gli occhi rispondono: Ti
voglio bene, ti amo, grazie di essermi accanto.
Un respiro dolcissimo, tenue,
la ricerca del tepido seno di mamma, i
l piacere, sorpreso, toccando del babbo
le mani.
Il bimbo è la preghiera viva,
reale, palpitante.
Il nostro cuore,
si perde ancora una volta.
E va incontro al Signore.
Natale ogni giorno,
Natale che viene.
E in dono ti porta
Il cuore di Dio.
Mariella: Come già tu prima, enzo, hai accennato, il Vangelo
di oggi ci presenta la figura di Giuseppe e di Maria. Vorrei soffermarmi un
attimo su Giuseppe. Mi ha sempre colpito quell'espressione a lui riferita: è un
uomo giusto.
Giuseppe, uomo giusto, non capisce quel che è accaduto a Maria. Si
sente tradito e ferito. Ma non si comporta come forse molti avrebbero fatto,
gridando allo scandalo, eppure sarebbe stato suo diritto reagire.
Giuseppe ascolta: non controbatte; non si mette a discutere; non avanza nemmeno spiegazioni o assicurazioni. Ascolta e basta!
Tanto che il Vangelo non ci trasmette nemmeno una sua parola, come a sottolinearne l'obbedienza più totale. Giuseppe vive una storia incredibile con grande fede. Questa è la sua grandezza.
Inizia ad amare Maria e quel figlio che non era suo, eppure diventa suo, prima ancora di vederlo. La speranza non inizia quando tutto è chiaro, bensì quando ancora non si vede il futuro, ma si crede in un progetto, tanto più quando questo progetto viene da Dio.
E' difficile saper amare con la forza e l'umiltà di Giuseppe, accogliere un progetto che neppure lui può capire, ma fidarsi per amore
Egli non lascia sola Maria, gli resta accanto e assume su di sé tutte le responsabilità di un marito fedele e di un padre amorevole, è straordinario l'esempio che ci lascia nel cuore, esempio che ci permette di accogliere il Natale in tutto il suo mistero
Potremmo dipingere il Natale con l'immagine di un Dio che non resta solo. Egli sta con chi gli apre la porta e lo fa entrare nel suo cuore.
"Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa"
Questo è quanto vorremmo esser capaci di fare, accogliere nel cuore il progetto che Dio ha per noi e portarlo a termine con amore e umiltà
Dio, infatti, si serve di ciascuno di noi per salvare questa umanità e ci chiama a non lasciarlo solo in questa grande opera
In questo Natale facciamo memoria di questi meravigliosi esempi di fedeltà e amore: Giuseppe e Maria, grazie al loro insegnamento, sicuramente anche noi porteremo vita nuova in questo mondo.
Giuseppe ascolta: non controbatte; non si mette a discutere; non avanza nemmeno spiegazioni o assicurazioni. Ascolta e basta!
Tanto che il Vangelo non ci trasmette nemmeno una sua parola, come a sottolinearne l'obbedienza più totale. Giuseppe vive una storia incredibile con grande fede. Questa è la sua grandezza.
Inizia ad amare Maria e quel figlio che non era suo, eppure diventa suo, prima ancora di vederlo. La speranza non inizia quando tutto è chiaro, bensì quando ancora non si vede il futuro, ma si crede in un progetto, tanto più quando questo progetto viene da Dio.
E' difficile saper amare con la forza e l'umiltà di Giuseppe, accogliere un progetto che neppure lui può capire, ma fidarsi per amore
Egli non lascia sola Maria, gli resta accanto e assume su di sé tutte le responsabilità di un marito fedele e di un padre amorevole, è straordinario l'esempio che ci lascia nel cuore, esempio che ci permette di accogliere il Natale in tutto il suo mistero
Potremmo dipingere il Natale con l'immagine di un Dio che non resta solo. Egli sta con chi gli apre la porta e lo fa entrare nel suo cuore.
"Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa"
Questo è quanto vorremmo esser capaci di fare, accogliere nel cuore il progetto che Dio ha per noi e portarlo a termine con amore e umiltà
Dio, infatti, si serve di ciascuno di noi per salvare questa umanità e ci chiama a non lasciarlo solo in questa grande opera
In questo Natale facciamo memoria di questi meravigliosi esempi di fedeltà e amore: Giuseppe e Maria, grazie al loro insegnamento, sicuramente anche noi porteremo vita nuova in questo mondo.
Enzo: Giuseppe, ci dice Padre Augusto, testimonia che la vita va affrontata
come pellegrinaggio...
con una meta
precisa ed un senso che solo il Signore sa dare...
Maria e Giuseppe lo
hanno fatto: ignoravano il mistero che non capivano se non quando di volta in
volta si svolgevano i fatti. Maria conservava tutto nel suo cuore, Giuseppe non
dimeno, col suo silenzio e il suo operare.
Dio interveniva
come pedagogo nella loro storia, un po’ alla volta.
Maria e Giuseppe
furono pellegrini come lo siamo noi, noi che conosciamo bene la nostra meta
forse meglio di loro, tutta la rivelazione , tutto quello che dovevamo sapere e
che potevamo sopportare per abbracciare sia la croce ma anche la gioia
dell’amore di Dio.
Ma , mi chiedo,
quanto lungo vorremmo questo pellegrinaggio? Forse il più possibile perché il mondo
creato per noi è “troppo” bello…quel mondo che ci chiama forse al
“vagabondaggio” facendoci dimenticare la meta, il Regno eterno dei cieli.
Ci prepariamo alla
Meta, la desideriamo?
cosa facciamo
perché la storia di Dio diventi la nostra fino a desiderare congiungerci con
Lui?
Giuseppe: Io, la mia meta non la conosco, anche
perché si aggiungono percorsi a percorsi, vagabondaggi a vagabondaggi.
Credo che mi debba fidare totalmente di Lui, Lui misurerà le
mie forze, la mia stanchezza. Ma se continua così sarà un cammino ancora lungo
e faticosamente da percorrere. Ultimamente ha messo sulla mia strada una
bambina di dieci anni, che ha bisogno di una figura paterna e di tanto affetto.
Vorrei vederla crescere bene e camminare verso il Signore
sempre di più.
Ma sono solo un vecchio, che le fa da nonno
Io, la mia meta non la conosco. Riuscirò a realizzare
quest'ennesimo sogno?
Accetto, Signore, la Tua volontà, così com'è. Mi fido di Te,
mi fido sempre di Te.
Mariella: grazie Giuseppe. Come vedi sempre il
Signore ci chiama a portare vita in questo mondo, mondo bisognoso di affetto,
di guida, di punti di riferimento, bisognoso di luce vera!
Con umiltà e speranza cerchiamo di essere anche noi uomini e
donne "giusti" nel Signore! Così cammineremo verso la meta che da
sempre Lui ci indica!
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