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venerdì 1 luglio 2016

I settantadue tornarono pieni di gioia...la forza della sequela


Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Domenica quattordicesima del tempo ordinario – Anno C



Dal vangelo secondo Luca 10, 1-12.17-20

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa! Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: «Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino». Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città.

I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».




Parola del Signore!

Enzo: Questo brano, se escludiamo l'invio in missione dei dodici apostoli, è riportato solo dall'evangelista Luca che, rifacendosi alla fonte Q con l'invio dei 72 discepoli prelude alla missione universale della Chiesa.
Gesù affida a 72 discepoli la missione di annunciarlo in ogni città e luogo dove stava per recarsi”, missione dunque che dimostra che non è affidata unicamente allo stretto gruppo degli apostoli, ma anche alla cerchia più vasta dei discepoli. Non solo dunque ai Pastori della Chiesa ma per vocazione ad ogni battezzato e deve estendersi a tutta la terra. Il numero settantadue richiama la tradizione giudaica che riteneva che le nazioni della terra fossero settantadue, e Gesù invia i discepoli “due a due” per indicare l'ufficialità della missione, perché la Legge per la validità di una deposizione in tribunale richiedeva la presenza di due o tre testimoni.

Andate”: Gesù dà un incarico che si deve portare a compimento con fedeltà nonostante le fatiche del viaggio e il probabile rifiuto delle genti.
Andate”: non sono i popoli che devono incamminarsi verso i discepoli, ma i discepoli che devono andare, correre verso i popoli. Gesù vuole i suoi discepoli sulla strada (ricordiamo le esortazioni di Papa Francesco ai sacerdoti, diaconi ecc.).

Gesù indica minuziosamente i comportamenti e i sentimenti dei suoi missionari:
  • La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” C'è molto da fare: da qui la necessità della preghiera per l'invio di molti altri operai e per l'esito positivo della missione, accompagnati sempre dalla grazia divina.
  • ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”.
    Prerogative indispensabili sono la povertà perché la purezza del vangelo sia evidente e il loro modo di vivere sia credibile; non perdere tempo in conversazioni inutili, ma concentrasi sull'essenziale.
  • vi mando come agnelli in mezzo a lupi”: Gesù richiede la consapevolezza e l'accettazione di certe situazioni avverse. Lo scontro col mondo non sarà semplice, il discepolo, ogni cristiano, deve avere la fede nella Parola che annuncia , in Gesù, manifestare la forza di Dio che può apparire nascosta.
  • In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi”.Sono le norme dell'alloggio che iniziano con il saluto “pace”, inteso in senso messianico, non profano. La pace offerta nel nome di Gesù racchiude ogni bene, il dono del regno e la salvezza escatologica per tutti i figli della pace.



  • Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra”. Viene abrogata la distinzione mosaica tra cibi puri e cibi impuri trattandosi di una disposizione necessaria per la missione in terra pagana; accettare l'ospitalità senza esigenze particolari; infine non passare di casa in casa per una sistemazione migliore.
  • guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». Provo in questo momento un senso di speranza e di gioia che penso sarà stato anche dei discepoli: è la scelta di ogni discepolo il fare del bene ai fratelli e annunciare il Regno di Dio, la nostra missione cristiana.
  • Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: «Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Sono due situazioni che riflettono le molteplici esperienze di ostilità e di rifiuto fatte dalle comunità missionarie nelle città giudaiche prima e in quelle pagane poi. Né il successo né il fallimento possono trattenere l'inviato del Signore che annuncia il regno di Dio. Anche Gesù fu respinto dai suoi e dai samaritani. L'espressione “scuotere la polvere” indica l'ultimo appello per coloro che rifiutano l'annuncio salvifico, equivale ad un gesto profetico che indica la rottura di ogni rapporto con Dio e la condanna irrevocabile nel giorno del giudizio.
La seconda parte del brano: tornano i discepoli e fanno rapporto del viaggio. Luca scrive: I settantadue tornarono pieni di gioia: Mi ha fatto gioire sempre questa frase, essere pieni di gioia per avere eseguito un mandato, per aver annunciato il Regno promesso, consapevoli di avere ricevuto una grande grazia, quella di avere collaborato col Maestro che ci dà sempre il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico.

Gesù esorta i discepoli a rallegrarsi soprattutto per la partecipazione alla vita eterna che avrebbero conseguito quali suoi collaboratori più che per il potere di avere schiacciato i demoni e le opere realizzate, e aggiunge:

rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Mariella: Un Vangelo bello, il mandato che Gesù affida ai suoi discepoli. Bello questo andare per il mondo, che poi sono anche le strade di casa nostra, a portare la Buona Novella; ma tuttavia può risultare terribile il rifiuto che si può incontrare.

Viene da chiedersi se oggi portare il Vangelo alla gente sia ancora attuale, o se l'interesse per le cose del mondo abbia sostituito l'interesse verso la Parola di Dio. Il rifiuto che Gesù anticipa è quanto mai realtà attuale ai nostri giorni.

Eppure non conoscere la Parola porta alla conseguenza di non poterla vivere. E allora su quale parola si fonderà la nostra vita? Su parole prive di senso e di sostanza? Su parole d'interesse personale e di speculazione? Su Parole ingannevoli e ambigue?
Su quali basi potremo impostare la nostra vita se non avremo nel cuore regole certe che conducono ad una vita onesta e costruttiva secondo la volontà del Padre?

Di fronte alla povertà morale di questo mondo, di fronte ai tanti fallimenti esistenziali dei giorni nostri, di fronte alle tante violenze che si perpetuano nella nostra società e perfino nelle nostre stesse famiglie, viene da chiedersi se non sarebbe il caso di spendere più energie e risorse per portare al cuore della gente la Parola che salva, che libera, che guarisce!

'La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi'.
Il compito missionario, oggi come ieri, non è affidato ad un'élite come poteva sembrare quando mandò i settantadue, ma riguarda una moltitudine di persone, compresi noi, che, ricevendo il dono dello Spirito Santo, sono lievito che fermenta, luce che allontana le tenebre e sale che dà sapore alla vita.

Il discepolo è dunque un precursore di Gesù, sullo stile di Giovanni Battista, apre la strada al Signore che viene ed è pronto a farsi da parte non appena i destinatari della sua missione si incontrano col vero ed unico Maestro, Gesù.

Il lavoro è molto, Gesù sa bene che l'impegno è gravoso, difficile, rischioso, delicato e indica loro gli impegni che dovranno affrontare. Egli parla in immagini, ma il suo insegnamento è chiaro, il discepolo dev'essere simile a Lui, povero di beni materiali, ma con una grande ricchezza spirituale, perché racchiude il messaggio di salvezza da portare al mondo.
Il suo è un compito urgente, non c'è tempo da perdere, infatti il mondo ha urgente bisogno di conoscere la verità che porta alla salvezza!

Il discepolo, oltre alla salvezza porta la pace, quella stessa pace che ha ricevuto da Cristo risorto, quella pace che giunge a noi tutti grazie al perdono dei peccati, alla riconciliazione col Padre, quella pace che l'Amore di Dio non fa mancare a quanti sapranno riconoscerLo.

Oltre all'annuncio della Parola non possono mancare le opere, soprattutto verso i più deboli, verso gli ammalati, verso i posseduti, verso gli esclusi, per dimostrare che il Signore viene per tutti e non esclude nessuno.
Certamente la gioia che se ne ricava è grande, pari a quella che provarono i discepoli di Gesù, ripaga di tutte le fatiche, umiliazioni, delusioni, persecuzioni.

Lasciamoci dunque sospingere dalla forza operante dello Spirito Santo!



Aggiungo un commento di Padre Augusto inviatomi da Mariella:


Fratelli e sorelle, domani celebreremo la festa dell'evangelista Luca. Il suo Vangelo è quello che stiamo meditando in questo periodo dell'anno liturgico
Mi sembra cosa utile, prima di cominciare la riflessione sul brano del vangelo, presentare una breve scheda del nostro evangelista.
Luca è autore del terzo vangelo e del libro degli Atti degli apostoli. Tra gli evangelisti è l'unico di origini non ebraiche. Probabilmente è nato ad Alessandria di Egitto.
Convertito al cristianesimo, si aggregò a Paolo di Tarso per annunciare il vangelo ai pagani.
Il vangelo da lui scritto è rivolto, proprio per questo, ai cristiani che provenivano dal mondo ellenistico.
Luca si distingue nel suo Vangelo soprattutto nel presentarci la misericordia di Dio che è apparsa in Cristo Gesù. Annuncia l'universalità della salvezza. Predilige i poveri e gli indifesi, mette in evidenza come l'attenzione di Gesù sia particolarmente rivolta ai poveri e agli ammalati. Per questo Dante lo definisce come lo scriba mansuetudinis Christi, cioè scrittore e narratore della misericordia di Cristo.
Seguì Paolo soprattutto nel suo viaggio a Roma. Non si conosce né quanto sia morto né come.

Ed ora ci accingiamo a riflettere sulla pagina del Vangelo.
Ci viene narrata la missione dei settantadue discepoli che sono deputati a preannunciare, con la loro parola, la venuta del Signore nelle varie città o paesi dove Egli si recherà.
Leggiamo e meditiamo il brano.

Prima di tutto la missione. Gesù manda i discepoli nei luoghi dove Egli voleva andare.
Il discepolo è il portavoce di Gesù. Non è il depositario della buona novella.
Gesù li manda a due a due. Perché?
Non solo e non tanto perchè mentre uno dei due annuncia l'altro e fà testimonianza, ma anche e soprattutto perché nel loro essere due significhino che non si annuncia mai da soli.
L'annuncio è comunitario: è qualcosa che nativamente appartiene alla comunità ecclesiale.
Ciò, tra l'altro, favorisce l'aiuto reciproco.

Poi c'è la corresponsabilità:
Infatti il primo compito è pregare affinché Dio mandi operai alla sua messe.
Tutti i discepoli e le discepole devono sentirsi responsabili della missione.
Per questo devono pregare il Padre per la continuità della missione.
Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi! Un'immagine potente e forte!
La missione è un compito non facile e spesso anche pericoloso.
Ieri come oggi. I lupi di oggi sono rappresentati dal relativismo etico ed intellettuale,
dai lupi che sono gli amanti di mammona, dai lupi amanti del lusso, e perciò egoisti, tanto da azzannare il povero succhiandone il sangue!

Ci sono poi i lupi che vogliono perseguitare, e di fatti perseguitano, l'annuncio del Vangelo e dei suoi annunciatori: o per motivi ideologici, o per odio, o perché si sentono minacciati dalla Parola.
Il discepolo deve abituarsi a camminare in mezzo ai lupi. Proprio lui che è la pecora che appartiene al recinto del Bel Pastore che è Cristo Gesù. Ma non deve avere paura! La fede è il suo punto di forza.
C'è ancora l'ospitalità: al contrario di altri missionari, i discepoli e le discepole di Gesù non devono portare nulla; né bisaccia per conservare il cibo, né sandali, nè borsa dove riporre il denaro.
Devono essere semplicemente portatori di pace!
In qualunque casa entreranno saluteranno così, semplicemente: "Pace a questa casa". Portatori di pace, senza nessun'altra cosa, perchè imparino ad avere fiducia nella Provvidenza.

Poi c'è la condivisione: I discepoli non devono salutare nessuno lungo la strada: non c'è infatti tempo da perdere nelle convenienze umane. Il Vangelo non è fatto di convenienze, ma di amore.
Inoltre non devono andare di casa in casa.
Devono, cioè rimanere nella stessa casa, condividendo in modo stabile ciò che avviene in quella medesima casa: lavoro, fatica, stare insieme: è una metodologia di annuncio fatta di gesti concreti. La condivisione è il primo e quindi il fondamentale modo di mostrare che cosa sia l'Amore. La comunione avviene in modo particolare attorno al tavolo.

Se i farisei e i dottori della legge, quando andavano in missione, si portavano appresso il cibo da consumare, per paura di ricevere dagli altri un cibo impuro, Gesù invece ordina di mangiare tutto quello che anche gli altri della casa mangiano!
Non c'è nulla di impuro quando si condivide nell'Amore fraterno. L'Amore diventa così il primo fondamentale annuncio.

Un Amore vero apportatore di pace!
I discepoli devono accogliere soprattutto gli esclusi.
Infatti devono occuparsi degli ammalati, curare i lebbrosi, e scacciare i demoni.
Tutte categorie di persone, queste, che erano bandite dal pubblico consorzio umano! Ai poveri infatti è dato il lieto annuncio. Questo significa una cosa molto importante per noi: occorre accogliere nelle nostre comunità ecclesiali, con tutto l'onore possibile, coloro che sono stati esclusi da tutti.

Quale missione veramente grande! Ma come spesso è così facilmente disattesa! Si và in cerca di accogliere persone importanti che possano dare lustro e visibilità alla nostra comunità ecclesiale!
Come se ci dovessimo fare propaganda, vantandoci che abbiamo accolto il tale o il tal altro di persona qualificata ed importante.

Vergogna a noi! Abbiamo capovolto il senso del vangelo: quello più vero, quello più santo, quello in cui si può verificare fino a che punto abbiamo capito Gesù e la sua Parola! L'ospitalità, la condivisione, la comunione, l'accoglienza degli esclusi e degli ultimi, sono i pilastri che sostengono la vita della comunità ecclesiale!

Mi ricordo che una volta, guardando una trasmissione televisiva, un giornalista chiedeva ad una persona se fosse cristiana.
"Sono cristiano" rispose l'uomo, cerco di vivere il vangelo, ma non partecipo alla comunità della Chiesa.
E il giornalista di rimando: "Allora lei si considera un giocatore di calcio, senza una squadra?" Ci vogliamo chiedere spietatamente: "E' forse il mio caso?"





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