Carissimi
amici che avete fatto e fate un cammnino evangelico ogni domenica,
e riflettuto con noi, Mariella ed io vi auguriamo un sereno,lieto,
gioioso, cristiano Natale. Sì, e lo sottolineamo, cristiano
natale , perchè
dopo aver letto queste pagine saremo del parere che forse, forse ci
hanno rubato il vero natale; senza accorgercene abbìamo perso quel
sapore di semplicità e tenerezza che il Bambino Gesù donava ai
nostri occhi e al nostro cuore, quella voce che cantava
consapevolmente la gioia della festa per la nascita del nostro
Redentore.
Possano
queste pagine farci cambiare rotta, farci rivivere la vera gioia che
solo un Bambino appena nato dona sempre.
NATALE
2015
Luce
nelle tenebre
, di
Paolo Curtaz
È
bellissimo il Natale. Bello e intenso.
Bello
perché smuove il bambino che è in noi.
Perché
fa riaffiorare i ricordi d’infanzia.
È
bellissimo il Natale: è la festa dei bambini e dei loro sogni, della
loro innocenza, prima che essa
venga
travolta dagli affanni della vita e dalla consapevolezza del dolore.
È
la festa del bambino che è ancora in noi, che osa sognare, che si
lascia coinvolgere ed entusiasmare dalla famiglia radunata attorno al
fuoco del caminetto o intorno al tavolo apparecchiato con la tovaglia
delle feste e le candele colorate.
È
bello anche se, una volta diventati adulti, le sofferenze della vita
ci amareggiano e ci rendono più duri e disillusi, disincantati e,
Dio non voglia, cinici. Ma, nonostante il fermo proposito di non
lasciarci coinvolgere dal clima natalizio, può succedere che la
nostra scorza si incrini appena un’immagine, un odore, un suono ci
raggiungono e ci sprofondano nell’infanzia vissuta.
O
desiderata.
Come
se una chiave aprisse una porta spalancata su un mondo meraviglioso
di felicità intensa e inattesa. Perciò è così bello il Natale.
Ogni Natale. Nonostante tutto.
Ma
È
terribile il Natale. Orrendo e straziante.
Perché
il clima di famiglia e di armonia, di forti emozioni e di sentimenti
positivi che richiama, per molte persone, è insopportabile.
Insostenibile. Una tragica illusione, una chimera. Un autentico
strazio. Sanguinante.
Per
quanti passano il Natale da soli in casa, senza festeggiare, o
invitati all’ultimo momento da un lontano parente, per quanti non
ricevono regali. Per chi ha sperimentato il lutto o la sofferenza.
Per chi ha accanto una persona che non ama più, per chi aveva
accanto a sé una persona che amava e che ora se n’è andata.
È
un abisso il Natale, con tutte le immagini patinate che ci giungono
dalla televisione e che sembrano dire una cosa sola: oggi tutti sono
felici e spensierati, tranne te.
E,
allora, speri solo che passi, che arrivi l’Epifania.
Cerchi
di gestire l’ansia, perdi lucidità e tutti i ragionamenti che fai
non servono a lenire il dolore. Come un brutto raffreddore
dell’anima, aspetti solo che se ne vada, che si spengano le
luminarie e si riportino in cantina addobbi e alberi. E speri di
riprendere a lavorare, di tornare a scuola, di sentire finalmente
sparire dalle labbra dei conoscenti l’augurio rituale.
Fra
parentesi
Voglio
mettere fra parentesi le mie emozioni. Voglio capire cosa è venuto a
fare Dio nella Storia. Nella mia vita. Nella mia inutile vita. Voglio
riscoprire tutta la stupenda pazzia di un Dio che diventa uomo. Per
imparare ad essere uomo fino in fondo. Voglio riscoprire la
leggerezza di Dio.
Perché
Dio si è fatto uomo?
È
la domanda che si è posto un famoso teologo medioevale, un monaco,
sant’Anselmo di Aosta.
Ma
è la domanda che vogliamo che emerga in questo nostro Natale.
E,
tragicamente, non abbiamo nemmeno sporto denuncia, non ci siamo mossi
per cercare di recuperarlo. In fondo va bene così come è diventato:
la festa della bontà più zuccherosa e banale, un collettivo e vago
richiamo alla tenerezza che si dimentica il giorno dopo, l’apoteosi
dei luoghi comuni sulla famiglia, sul volersi bene, sull’emozione
natalizia…
Sì,
Dio si è fatto uomo.
Visto
che non riuscivamo ad avere un’idea corretta di Lui, come scrive il
teologo san Tommaso d’Aquino. Nonostante i profeti. E le Scritture.
E le meraviglie del cosmo. E la coscienza che, dalla nascita, si
stupisce dell’esistente senza darsi una risposta.
Nonostante
tutto eravamo zoppi e ciechi, incapaci di capire. Un passo avanti e
dieci indietro.
Stupiti
dal volto di Dio rivelato dai profeti biblici, salvo poi stravolgerlo
e piegarlo ai nostri appetiti, alle nostre paure, alla menzogna.
Un
Dio diventato idolo e fantoccio per giustificare le guerre e
mascherare le ingiustizie.
Dio
non ne poteva più di essere continuamente sfigurato.
Così
ha deciso. È venuto per raccontarsi. Così che nessuno potesse più
mistificare il suo vero volto.
O,
almeno, quella era l’idea.
Luce
e ombra
È
che spaventa quel neonato. Irrita. Disturba.
Ci
inquieta anche solo immaginare che Dio, davvero!, abbia deposto il
suo abito di eternità per rivestire quello lacero e sporco
dell’umanità. Se preso sul serio, il Natale ci mette in crisi.
Ci
interroga.
Dio
che si fa accessibile, incontrabile, neonato fragile e indifeso,
demolisce i nostri infiniti pregiudizi su Dio.
Dio
è lontano. Dio si disinteressa di noi. Dio è misterioso e cupo,
lunatico e incomprensibile.
Dio
vede e non interviene, lascia morire di fame i bambini.
Dio
non ferma le guerre e i terroristi. Dio fa morire di cancro la
giovane mamma e tiene in vita l’omicida spietato.
Un
Dio pasticcione e inquietante. Anche quello dei cattolici che credono
senza mai porsi una domanda, senza un fremito, senza un sussulto,
senza una domanda. Credono come le pietre, non saldi, ma freddi e
inanimati.
Cos’ha
a che vedere, questo neonato che si allatta all’acerbo seno di
un’adolescente, con l’orribile idea di Dio che portiamo nel
cuore?
Eppure
Dio è diventato uomo esattamente per cambiare la nostra vita. Per
svelarci chi è lui. Perché vedendo lui, capiamo chi siamo noi. Chi
sono io.
Impasto
di fango plasmato ad immagine di Dio. E riempito d’anima.
Dio
diventa uomo per salvarci dai peccati, come hanno scritto i padri
della Chiesa latina.
Dio
diventa uomo perché l’uomo diventi come Dio, come hanno scritto i
padri della Chiesa d’Oriente.
Dio
diventa uomo, aggiungo, perché, l’uomo, finalmente, impari a
diventare uomo.
PAOLO
CURTAZ
, Scrittore
e teologo, pubblica libri di spiritualità in diverse lingue e per
diversi editori. Si definisce scherzosamente evangelizzatore
free-lance.
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